Farmacologia Clinica
Oggigiorno tutti gli specialisti concordano sulla necessità di integrare farmacologia e psicoterapie nella cura della psiche. L’approccio farmacologico deve migliorare la salute dell’individuo, ma anche metterlo in grado di accedere a trattamenti combinati ottimizzandone l'efficacia. Attraverso il miglioramento degli aspetti clinici diventa possibile la cura della persona nella sua complessità.
Fino a non molto tempo fa si riteneva la terapia farmacologica utile solo per malattie severe nelle forme più conclamate. In medicina generale, per esempio, pazienti affetti da malattie come diabete e ipertensione venivano curati soltanto quando cominciavano ad avere gravi crisi o danni manifesti agli organi del corpo.
La tendenza attuale è, invece, quella di trattare persone che hanno valori significativamente alterati di pressione o di zucchero nel sangue. In tal modo si cerca di conservare la salute ed evitare, se possibile, di arrivare alla condizione di piena espressione clinica della malattia che danneggia gli organi del corpo. Un discorso analogo può essere fatto per il disagio psichico. La farmacologia moderna ci permette un intervento simile a quello che viene fatto per il diabete e l’ipertensione.
Oggi possiamo trattare non solo le forme gravi di malattia della mente, ma possiamo anche agire efficacemente, e sopratutto in maniera non invasiva, su disturbi che venivano precedentemente considerati come “minori”. Chiunque abbia provato una forma anche “lieve” di disagio psichico riconosce immediatamente questa condizione come invalidante per la salute e la capacità di esprimere se stessi ed il proprio potenziale. Una farmacologia clinica moderna dovrebbe quindi applicare i progressi scientifici alla salute dell'individuo. Il risultato deve essere non soltanto quello di togliere o “coprire” alcuni sintomi di malattia, ma di curare l'individuo nella sua totalità con l’obiettivo di metterlo nella condizione di proseguire nella ricerca della propria realizzazione.
L’organizzazione mondiale della sanità definisce la salute non più come assenza di malattia, ma come “…stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia…” (OMS 1948)
Per maggiori informazioni contattare: [email protected]
Fino a non molto tempo fa si riteneva la terapia farmacologica utile solo per malattie severe nelle forme più conclamate. In medicina generale, per esempio, pazienti affetti da malattie come diabete e ipertensione venivano curati soltanto quando cominciavano ad avere gravi crisi o danni manifesti agli organi del corpo.
La tendenza attuale è, invece, quella di trattare persone che hanno valori significativamente alterati di pressione o di zucchero nel sangue. In tal modo si cerca di conservare la salute ed evitare, se possibile, di arrivare alla condizione di piena espressione clinica della malattia che danneggia gli organi del corpo. Un discorso analogo può essere fatto per il disagio psichico. La farmacologia moderna ci permette un intervento simile a quello che viene fatto per il diabete e l’ipertensione.
Oggi possiamo trattare non solo le forme gravi di malattia della mente, ma possiamo anche agire efficacemente, e sopratutto in maniera non invasiva, su disturbi che venivano precedentemente considerati come “minori”. Chiunque abbia provato una forma anche “lieve” di disagio psichico riconosce immediatamente questa condizione come invalidante per la salute e la capacità di esprimere se stessi ed il proprio potenziale. Una farmacologia clinica moderna dovrebbe quindi applicare i progressi scientifici alla salute dell'individuo. Il risultato deve essere non soltanto quello di togliere o “coprire” alcuni sintomi di malattia, ma di curare l'individuo nella sua totalità con l’obiettivo di metterlo nella condizione di proseguire nella ricerca della propria realizzazione.
L’organizzazione mondiale della sanità definisce la salute non più come assenza di malattia, ma come “…stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia…” (OMS 1948)
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